Cesare Caroselli
Cesare Caroselli (Genazzano 14 dicembre 1847 – Roma 16 giugno 1927) iniziò gli studi artistici a Roma alla scuola d’arte nell’ospizio di S. Michele, dove rimase per un anno, ed ebbe come maestro di disegno Francesco Giangiacomo; successivamente fu allievo dell’Accademia di S. Luca. Partì volontario, nel 1866, per raggiungere Garibaldi, e partecipò al combattimento di Bezzecca. Tornato a Roma, venne imprigionato per un mese dal governo pontificio. Nel 1869 vinse il concorso Pio Clementino dell’Accademia di S. Luca con il quadro La riconciliazione di Giacobbe con Esaù (Roma, deposito della Galleria dell’Accademia di S. Luca) e vinse, tre anni dopo, il concorso Balestra bandito dalla stessa Accademia, con il dipinto Agrippina che sbarca al porto di Brindisi con le ceneri di Germanico (ibid.). Queste due opere giovanili mostrano nella composizione e nello stile sia la formazione del pittore, avvenuta nel chiuso ambiente artistico romano, sia la sua mancanza di apporti personali nello svolgimento dei temi. Retorico e, fiacco è anche il dipinto del 1881, a carattere storico, La disfida di Barletta (Genazzano, Comune), che contiene, però, qualche spunto interessante, probabilmente determinato dai disegni e dagli acquerelli da lui eseguiti dal vero nel centro pugliese, dove era stato prima di partire per il Trentino. Sempre nel 1881, partecipò all’Esposizione nazionale di Milano con un quadro di genere: Festa campestre. Insieme a Scipione Vannutelli, suo compaesano, a Prospero Piatti e a Virginio Monti, decorò tra il 1881 e il 1882 la chiesa della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano. Suoi sono gli affreschi di Gesù tra i dottori, nella lunetta dell’altare dello Spirito Santo, e S. Nicola da Tolentino che prega la Vergine per le anime del Purgatorio, in quella dell’altare dedicato al santo. A Roma, nell’ambito dell’Esposizione di belle arti del 1883, presentò ancora la Disfida di Barletta e due Paesaggi.
Interessato alla pittura di paesaggio, eseguì durante il corso della sua carriera artistica numerose vedute di Genazzano, di Roma e della campagna romana. A parte qualche sporadica apparizione a mostre, anche a livello internazionale, l’attività del pittore va ricercata soprattutto nella decorazione di chiese romane, dove, pur dimostrando di essere in possesso di una buona tecnica, scade artisticamente per la mancanza di inventiva e per il continuo rifarsi a vecchi schemi.
Sotto la direzione di Francesco Vespignani, nel 1885 affrescò, nella nuova abside di S. Giovanni in Laterano, la figura di S.Atanasio. Lavorò con lo stesso architetto, durante il 1887, nella chiesa del Sacro Cuore al Castro Pretorio dipingendo i Profeti maggiori nei quattro pennacchi del tiburio e le figure delle Sibille e dei Profeti minori nella fascia che sovrasta la navata maggiore. Del 1895 è l’affresco del soffitto della chiesa di S. Maria in Traspontina, raffigurante La Vergine che consegna lo scapolare a s. Simone Stock. Per commissione di Propaganda Fide e dell’imperatore d’Austria affrescò, nel 1897, l’iconostasi dei SS. Sergio e Bacco, divenuta, poi, chiesa della nazione rutena. Annoverato tra i primi membri dell’Associazione tra i cultori di architettura, partecipò a varie iniziative di restauro di chiese romane: fece parte della commissione per i restauri di S. Maria in Cosmedin e nel 1899 ne decorò sia l’abside, con affreschi di stile romanico, sia, unitamente a Alessandro Palombi, la cappella della Madonna di Loreto e quella di S. Giovanni Battista. Fu tra i soci promotori del restauro della chiesa di S. Saba prendendovi poi parte attiva, e per commissione del Fondo del culto restaurò il soffitto dell’Ara Coeli. Sempre nell’ambito delle attività dell’Associazione tra i cultori di architettura, compilò, insieme con altri, l’Inventario dei monumenti di Roma (Roma 1908-1912). Nel 1905 affrescò il soffitto della navata maggiore e della crociera di S. Andrea della Valle con una Sacra Famiglia e una Annunciazione, mentre nel 1914 eseguì il quadro S. Francesco che sostiene il Laterano per la cappella dei penitenzieri in S. Giovanni. Negli ultimi anni si dedicò anche al ritratto: ne è un esempio quello del Cardinale Francesco di Paola Cassetta (Bibl. Apost. Vaticana). Morì a Roma il 16 giugno 1927.