• Curiosità del nostro dialetto

    C’è un termine che viene usato in alcune espressioni, sia in italiano sia in dialetto, con la differenza che esso assume significati completamente diversi. Se noi in italiano diciamo: fare l’amore, quella fa l’amore con…, oppure an­dare a fare l’amore, queste espressioni presuppongono un atto sessuale con più o meno sentimento. Nel nostro dialetto invece, le stesse espressioni: “mettese a fa l’amore, chella fa l’amore co…”, oppure “i (ine) a ffa l’amore”, hanno un significato puro e innocente. Difatti, “mettese a ffa l’amore”, significa semplicemente fidanzarsi; “chella fa l’amore con…” quella è fidanzata con…; “i a fa l’amore” viene usato per dire che si va a trovare la fidanzata in…

  • Espressioni caratteristiche

    Espressioni caratteristiche (che in base a come vengono pronunciate assumono significati diversi o addirittura opposti) L’espressione ao’, può essere un richiamo per attirare l’attenzione di qual­cuno, ma può essere anche una risposta al richiamo stesso, nella forma tron­ca di ao’ o nella forma intera di aone. Quando essa viene pronunciata nella forma esclamativa e appena un po’ strascicata, diviene un’affermazione pre­vista per qualcosa di poco piacevole dall’esito dato per scontato; ao’ è damo’ che lo sapea che ea a feni’ ccosì! Assume un senso di rimprovero o di minaccia, verso qualcuno che si com­porta poco rispettosamente; ao’ vidi de falla fenita…! Ma è anche un’esclamazione di sorpresa nei confronti sempre di…

  • L’omissione dell’uso della lettera h nel verbo avere

    Nel trascrivere le espressioni dialettali riportate nel testo, abbiamo rispet­tato le regole della grammatica italiana, finché non ci siamo imbattuti in al­cune parole che se venivano scritte secondo tali regole, non permettevano più la loro originale pronuncia. Da una sommaria ricerca effettuata il problema sembra essere limitato solo “dall’incontro” delle particelle pronominali con alcune coniugazioni del verbo avere. Nel nostro dialetto esse si fondono con il verbo, determinando un’unica parola, a differenza dell’italiano, dove nella generalità dei casi ven­gono scritte e pronunciate separate. Ad esempio, nel detto: “che cià che ffa’ la jatta se la padrona è matta”! la parola “cià”, generata dalla particella pronominale – ci – e da…

  • Avverbio di negazione (non)

    Anche l’avverbio di negazione – Non -, che in italiano è fissa, in dialetto si presenta in diverse varianti a seconda delle parole e delle forme espressive utilizzate. La particella italiana Non, in dialetto diviene: N, No, M, Nno, Nna, Nni, Nniò, Nnià, Nniào le ultime quattro sicuramente per una facilità di pro­nuncia spesso si trasformano in; Gnò, Gnà, Gnì e Gnào. Esaminandole in ordine come sono elencate sopra, riportiamo vari esem­pi: 1) – Non ce la fa – diventa Nge la fa (modificando la consonante c in g), oppure in No nge la fa, rafforzando la frase con le due particelle di negazione No e n; 2) – Non…

  • Gli articoli determinativi

    Gli articoli indeterminativi come li conosciamo dall’italiano nel nostro dialetto non esistono. La forma al femminile Una, è presente solo come ag­gettivo numerale, mentre del­la forma maschile Un non se ne trova traccia. Tali articoli in genazzanese, sono sostituiti da diverse particelle tronche che vengono utilizzate a seconda della espressione usata, (perché abbiamo diversi modi di espri­merci per dire la stessa cosa). Le particelle sono: N, No, Na e M. La M, è la forma di articolo più atipica, e può venire usata, davanti alle parole che iniziano con le consonanti; P, B e M, fon­dendosi con esse. Per esempio le traduzioni: di – Un bicchie­re -, può essere No…