• La madre de famia

    Giuse’ è de maggio e se fa notte. Questa esclamazione racchiude forse tutta la personalità, la responsabilità e l’impegno delle donne di un tempo. Essa era un’esortazione che più di una moglie rivolgeva al marito, quan­do nel pomeriggio, in campagna, lui faceva più di qualche sosta per farsi un bicchiere e poi aretranchea vicino ajo fiasco per fare il bis e oltre. Tale esortazione era un invito a farlo bere di meno e a fargli riprendere il lavoro perché lei aveva fretta di rientrare in casa, dove aveva molto da fare. In più dimostra che la donna era sempre attenta e guardinga sia riguardo gli stra­vizzi del marito, sia verso…

  • Il fascino della “spianatora”

    Fino ai primi anni 50, i giovani di Genazzano non avevano ancora altra prospettiva di vita, se non quella di seguire la dura esperienza dei genitori. Il lavoro che facevano era a dir poco bestiale. In alcuni periodi zappavano il terreno dal lunedì al sabato compreso, e la domenica mattina si alzavano addirittura prima, per andare a fare quella che chiamavano la “mezza gior­nata pe jo sciupo”; perché i soldi guadagnati durante la settimana andavano alla famiglia, quelli della domenica mattina restavano a loro per le piccole spese. Nonostante la durezza della vita erano, come tutta la popolazione, molto socievoli; infatti in alcuni periodi stagionali quando dovevano lavorare il proprio…

  • Influssi della luna

    “Seminate le fave nel quindicesimo giorno della luna e coglietele avanti giorno, a luna nuova, e appena si sono seccate sull’aia, battetele, ventilatele e mettetele in granaio, in fretta, prima che la luna ricominci a crescere. Ripo­ste così non subiranno danno dai vermi”. Così raccomandava Lucio Giunio Columella, in un suo testo, “L’arte dell’a­gricoltura”; vissuto nel primo secolo dopo Cristo, (al tempo di Nerone), quin­di più di duemila anni fa. Già da allora qualunque attività agricola veniva regolata dalle fasi della luna. E tale pratica è rimasta intatta e attuale fino a pochi anni fa. Fino a quando i sistemi di conservazione delle derrate alimen­tari non si sono avvantaggiate dalle…

  • Antichi e popolari sistemi di misura

    Unità di misura, relative ad altezze, lunghezze e spesssore: Dito; circa 2,1 cm Du dita, o du ditera; (termine più antico), circa 4,2 cm Tre dita, o tre ditera; circa 6,3 cm Quattro dita, o quattro ditera; circa 8,4 cm Forco; circa 18 cm Sdaia; (palmo), circa 22cm Passo; circa 1 metro Il passo indica solo lunghezza e distanza. Passo sverdo; indica il modo di procedere con una certa velocità. Misure di capacità, e recipienti per liquidi: Bucaletta; (da ½ a ¾ di litro) Bucale; (da 1 a 2 litri) Fiasco; (litro e ¾) Cupelletta; (circa 1 litro e mezzo) Cupella; (da 2 a 5 litri) Barile; unità base di…

  • Curiosità del nostro dialetto

    C’è un termine che viene usato in alcune espressioni, sia in italiano sia in dialetto, con la differenza che esso assume significati completamente diversi. Se noi in italiano diciamo: fare l’amore, quella fa l’amore con…, oppure an­dare a fare l’amore, queste espressioni presuppongono un atto sessuale con più o meno sentimento. Nel nostro dialetto invece, le stesse espressioni: “mettese a fa l’amore, chella fa l’amore co…”, oppure “i (ine) a ffa l’amore”, hanno un significato puro e innocente. Difatti, “mettese a ffa l’amore”, significa semplicemente fidanzarsi; “chella fa l’amore con…” quella è fidanzata con…; “i a fa l’amore” viene usato per dire che si va a trovare la fidanzata in…